La cannabis light danneggia la criminalità organizzata!

La cannabis light ricreativa legale venduta in Italia possiede tutto ciò che molte persone oggi cercano nel consumo di marijuana: effetti rilassanti grazie agli alti livelli di CBD, non psicotropi, dati dal THC.

Tra i tanti vantaggi dell’apertura di negozi fisici e online autorizzati ai sensi della legge alla vendita di cannabis light c’è sicuramente un importante danno al mercato illegale, come conferma uno studio di tre ricercatori italiani.

Nel dettaglio, Vincenzo Carrieri e Francesco Principe del dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche dell’Università di Salerno e il collega Leonardo Madio dell’Università di York hanno incrociato i dati forniti dalla polizia sui sequestri di derivati illegali della cannabis su base provinciale con quelli sulla presenza di grow shop, i negozi improntati principalmente sulla vendita di prodotti per coltivare e produrre la marijuana e la canapa legale, a partire da dicembre 2016, periodo in  cui è entrata in vigore la legge che ha consentito la vendita di infiorescenze con una percentuale di THC compresa tra lo 0,2% e lo 0,6%, a marzo 2018.

Lo studio ha raccolto dati interessanti in un paese come l’Italia dove la criminalità organizzata trae la maggior parte dei propri profitti dalla vendita di stupefacenti, con marijuana e hashish che dominano per il 91,4% il mercato e con un giro d’affari pari a 3,5 miliardi.

“Abbiamo scoperto che la legalizzazione della cannabis light ha portato a una riduzione tra l’11% e il 12% dei sequestri di marijuana illegale per ogni punto vendita presente in ogni provincia e a una riduzione dell’8% della disponibilità di hashish”, dicono i ricercatori che sottolineano come le perdite delle organizzazioni criminali siano pari a circa 200 milioni di euro all’anno su tutte le 106 province italiane analizzate. Da sottolineare come a ogni grow shop corrisponda un calo di sequestri di cannabis illegale pari a 6,5 chili all’anno. Non male, vero?!

A fronte di un mercato che vale 3,5 miliardi, i numeri sopra citati possono sembrare cosa da poco ma così non è. Vincenzo Carrieri, Francesco Principe e Leonardo Madio pongono l’accento sul fatto che il vero impatto potrebbe essere molto più ampio, dal momento che la marijuana sequestrata rappresenta solo una parte minoritaria di quella disponibile sul mercato e che la cannabis light con la sua percentuale minima di THC è un “sostituto piuttosto imperfetto della marijuana disponibile sul mercato illegale. Le stime indicano che anche una forma lieve di liberalizzazione può soddisfare lo scopo di ridurre la quantità di marijuana spacciata e i relativi ricavi delle organizzazioni criminali”, continuano.

Ciò che si evidenzia è l’ “effetto di sostituzione” nella domanda tra cannabis light e cannabis da strada, lasciando chiaramente notare che ci sono consumatori che preferiscono il prodotto legale proprio in virtù dei suoi effetti rilassanti.

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